26 febrero 2020


El retrete y la inyección

Julio Sánchez Mingo


Hace casi sesenta años, por estas fechas, por Carnaval, María disfrazó a sus hijos, sus nenes, de chinos.
Hoy no creo que se hubiera atrevido con la ola de miedo, pánico más bien, racismo, histeria y xenofobia que nos inunda ante algo similar a una fortísima gripe, de la que desconocemos todo.
Sin embargo, no ponemos reparos a entrar en uno de esos sórdidos, sucios, lóbregos y angostos servicios de los bares de Madrid, donde la persona que nos ha precedido no se ha dignado desaguar la cisterna, o somos renuentes a vacunarnos a pesar de que seamos población de riesgo, empezando por algunos sanitarios. Lo que nos guía y ha guiado siempre es el temor atávico a lo desconocido, al y a lo de fuera, hijo de nuestra ignorancia, nuestra incultura y nuestro egoísmo.
Meditemos, seamos más racionales y menos viscerales y tengamos un comportamiento más cívico y empático.

El País. Consejos para evitar el contagio y la paranoia.

Jia Zhangke.


9 comentarios:

  1. Muy bien dicho Julio.
    Aunque ahora viene lo difícil, practicarlo y ser buena gente

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  2. A romper prejuicios, Julio.El virus más letal y contagioso es la ignorancia y el pensamiento oscuro, campeón de los espíritus endebles y mezquinos. La empatía es la mejor simpatía.

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  3. Disinformation is the weapon of mass destrucion....eso dice la canciony lo que es cierto que no nos dicen las cosas como estan....razonar como hace julio es la unica oportunidad que tenemos.gracias pues

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  4. Es importante la situación, no descuidarla, pero sin dejar de ser racionales. Coherente su artículo, estimado Julio.

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  5. Vínculo a una carta dirigida el pasado martes 25 por el director del Instituto de Educación Secundaria Alejandro Volta de Milán a sus alumnos, con motivo de la epidemia del coronavirus.
    https://www.liceovolta.it/nuovo/

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    Respuestas
    1. Reproducida íntegramente en italiano.

      Agli studenti del Volta

      “La peste che il tribunale della sanità aveva temuto che potesse entrar con le bande alemanne nel milanese, c'era entrata davvero, come è noto; ed è noto parimente che non si fermò qui, ma invase e spopolò una buona parte d’Italia…..”

      Le parole appena citate sono quelle che aprono il capitolo 31 dei Promessi sposi, capitolo che insieme al successivo è interamente dedicato all’epidemia di peste che si abbatté su Milano nel 1630. Si tratta di un testo illuminante e di straordinaria modernità che vi consiglio di leggere con attenzione, specie in questi giorni così confusi. Dentro quelle pagine c’è già tutto, la certezza della pericolosità degli stranieri, lo scontro violento tra le autorità, la ricerca spasmodica del cosiddetto paziente zero, il disprezzo per gli esperti, la caccia agli untori, le voci incontrollate, i rimedi più assurdi, la razzia dei beni di prima necessità, l’emergenza sanitaria…. In quelle pagine vi imbatterete fra l’altro in nomi che sicuramente conoscete frequentando le strade intorno al nostro Liceo che, non dimentichiamolo, sorge al centro di quello che era il lazzaretto di Milano: Ludovico Settala, Alessandro Tadino, Felice Casati per citarne alcuni. Insomma più che dal romanzo del Manzoni quelle parole sembrano sbucate fuori dalle pagine di un giornale di oggi.

      Cari ragazzi, niente di nuovo sotto il sole, mi verrebbe da dire, eppure la scuola chiusa mi impone di parlare. La nostra è una di quelle istituzioni che con i suoi ritmi ed i suoi riti segna lo scorrere del tempo e l’ordinato svolgersi del vivere civile, non a caso la chiusura forzata delle scuole è qualcosa cui le autorità ricorrono in casi rari e veramente eccezionali. Non sta a me valutare l’opportunità del provvedimento, non sono un esperto né fingo di esserlo, rispetto e mi fido delle autorità e ne osservo scrupolosamente le indicazioni, quello che voglio però dirvi è di mantenere il sangue freddo, di non lasciarvi trascinare dal delirio collettivo, di continuare - con le dovute precauzioni - a fare una vita normale. Approfittate di queste giornate per fare delle passeggiate, per leggere un buon libro, non c’è alcun motivo - se state bene - di restare chiusi in casa. Non c’è alcun motivo per prendere d’assalto i supermercati e le farmacie, le mascherine lasciatele a chi è malato, servono solo a loro. La velocità con cui una malattia può spostarsi da un capo all’altro del mondo è figlia del nostro tempo, non esistono muri che le possano fermare, secoli fa si spostavano ugualmente, solo un po’ più lentamente. Uno dei rischi più grandi in vicende del genere, ce lo insegnano Manzoni e forse ancor più Boccaccio, è l’avvelenamento della vita sociale, dei rapporti umani, l’imbarbarimento del vivere civile. L’istinto atavico quando ci si sente minacciati da un nemico invisibile è quello di vederlo ovunque, il pericolo è quello di guardare ad ogni nostro simile come ad una minaccia, come ad un potenziale aggressore. Rispetto alle epidemie del XIV e del XVII secolo noi abbiamo dalla nostra parte la medicina moderna, non è poco credetemi, i suoi progressi, le sue certezze, usiamo il pensiero razionale di cui è figlia per preservare il bene più prezioso che possediamo, il nostro tessuto sociale, la nostra umanità. Se non riusciremo a farlo la peste avrà vinto davvero.

      Vi aspetto presto a scuola.

      Domenico Squillace
      Preside
      Liceo Scientifico Statale Alessandro Volta
      Milano

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  6. No por repetida la recomendación, está de más. Sigue siendo oportuna.
    En esto hay que ser como la gota eterna que llega a horadar la piedra.

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  7. Suscribo todos comentarios. La ignorancia muchas veces nos hace buscar culpables y nos vuelve indolentes, egoistas, xenófobos... Seamos más inteligentes. Gracias Julio Por tu artículo.

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